Le parole di Trump e le ingerenze di Musk allarmano l’Europa, ma per Bruxelles l’imperativo è non compromettere i rapporti con la prossima amministrazione Usa. Fonte ISPI

Le parole pronunciate da Donald Trump nella conferenza stampa di Mar a Lago riecheggiavano ancora nell’aria e tutti i campanelli d’allarme europei avevano già iniziato a suonare. Eppure alle minacciose dichiarazioni del nuovo presidente non è seguita nessuna presa di posizione da parte delle istituzioni comunitarie. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, costretta a letto da una polmonite, ha diramato l’ordine di stemperare e abbassare i toni. Nemmeno la minaccia del tycoon sulla Groenlandia, territorio della Danimarca e in quanto tale coperto dalla clausola di assistenza reciproca stabilita dai trattati dell'Ue, ha messo in discussione la linea di Bruxelles: non ingaggiare scontri con il prossimo inquilino della Casa Bianca per non pregiudicare relazioni che già si preannunciano problematiche con la prossima amministrazione. “Per noi è chiaro che la sovranità degli stati deve essere rispettata. Questo è il nostro valore democratico”, ha affermato mercoledì un portavoce della Commissione. “Non vediamo l'ora di lavorare per un’agenda transatlantica forte e per obiettivi e questioni comuni di fondamentale interesse strategico”. Interrogata sulla minaccia di Trump di imporre dazi alla Danimarca se Copenaghen si rifiutasse di intavolare trattative sulla Groenlandia, la Commissione si è detta “pronta a difendere i nostri interessi negli aspetti commerciali e in altri aspetti, se necessario” ma ha bollato la questione come “qualcosa di estremamente teorico su cui non vogliamo dilungarci”.